In mezzo a tutte le difficoltà della riapertura e della Fase 2 nessuno avrebbe voluto quest’ulteriore preoccupazione, ma purtroppo c’è un’insidia dalla quale è bene guardarsi o il rischio è non solo quello di rimetterci parecchi €, ma anche quello di rendersi responsabili di danni all'ambiente e alla salute delle persone.
Sono tante purtroppo le aziende che si sono reinventate come “esperte” in sanificazioni ambientali; ecco dunque che aziende con tutt'altra competenza (si hanno notizie di aziende di autolavaggi, imprese edili, catering e altre ancora) si sono riconvertite per proporre servizi di sanificazione.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su quali sono i problemi a cui va incontro chi si rivolge alle imprese di pulizia abusive.
Il primo problema, più immediato da capire per qualunque imprenditore, è senz'altro il danno economico. Infatti tutti gli incentivi fiscali, sotto forma di credito d’imposta, previsti dal decreto Cura Italia non saranno accessibili se l’azienda che ha svolto l’attività di sanificazione non è registrata alla camera di commercio col codice: 81.29.1 - servizi di disinfezione, fumigazione e disinfestazione.
Ma attenzione, perché le insidie non sono finite! Magari la visura camerale è in ordine e il codice ateco è quello giusto. Ci si accorge però che questo codice è stato cambiato a inizio Maggio, o che l’azienda è stata registrata presso la Camera di Commercio soltanto un paio di mesi fa.
Tutto in ordine dal punto di vista fiscale dunque, ma ecco che scatta un altro pericolo, quello dei danni all'ambiente e alla salute delle persone.
Bisogna sempre tener presente che per effettuare queste sanificazioni vengono utilizzati prodotti dal potenziale tossico elevatissimo, come quelli a base di cloro. Per questo è necessario rivolgersi a professionisti con esperienza, formati e qualificati a impiegare questi prodotti e questo tipo d’attrezzature.
Oltre alla dispersione nell'ambiente di prodotti tossici il grave rischio per le persone è anche quello dovuto al falso senso di sicurezza di accedere ad un ambiente sanificato, quando invece l’impresa abusiva non ha effettuato alcuna disinfezione prima di procedere alla sanificazione, oppure il suo personale non formato non ha individuato tutti gli hotspot da sanificare. Ecco dunque che un ambiente che si crede sicuro è invece potenzialmente ancora contaminato.
per assicurarsi di parlare con professionisti del settore, competenti e non improvvisati.
Un ultimo campanello d’allarme viene fatto squillare dalla tipologia di trattamento che l’impresa di pulizie propone. Ricordiamo infatti che da circolare del Ministero della Salute gli unici trattamenti riconosciuti come efficaci per il contrasto e il contenimento del Covid-19 sono quelli che impiegano prodotti a base di etanolo, perossido d’idrogeno e ipoclorito (derivato del cloro). Gli altri trattamenti (oltre a non rientrare nei requisiti per ottenere il credito d’imposta) non sono di provata efficacia.
Possiamo concludere dicendo che quest’insidia, in una fase così delicata, aggiunge un fastidioso grattacapo sulla testa di imprenditori e manager che vogliono tornare a lavorare in serenità e sicurezza, ma basta un po’ di accortezza e qualche facile verifica per non commettere passi falsi e compiere scelte affrettate.